Una crisi amplificata da errori di gestione
Di Carlo Pelanda (7-10-2008)
Caro Esarcato, l’inverno sarà duro, ma l’estate sarà allegra perché la crisi dovrebbe sfogarsi nei prossimi mesi e poi finire. C’è ancora un rischio di avvitamento, ma riguarda più gli errori di gestione che non la situazione oggettiva dei mercati. Per capirlo è utile ricapitolare gli eventi.
1. Pochi citano che il ciclo di crisi è stato avviato dall’impennata dei prezzi energetici ed alimentari a partire dal 2005. I governi europei ed americano sono stati colti di sorpresa e non hanno trovato, nel 2006 e 2007, politiche disinflazionistiche adeguate. Questo tipo di inflazione (“da costo”) non è selettivamente correggibile con la politica monetaria. Lo è solo sistemicamente. Si manda in recessione tutta l’economia così la domanda di petrolio di riduce e ciò ne abbassa il prezzo. Infatti le banche centrali, vista l’incapacità dei governi, hanno alzato il costo del denaro per ottenere tale effetto. In America l’aumento dei tassi ha reso insostenibili i mutui contratti dai meno abbienti. Alla fine del 2006 sono iniziate le insolvenze negli Stati Uniti che poi hanno dato il via alla crisi “specifica” di fiducia finanziaria.
Secondo. I mutui insolventi, finanziarizzati entro pacchetti sintetici venduti globalmente, sono entrati nei bilanci di molte banche creando perdite, in alcuni casi superiori ai mezzi propri. Tale situazione, non grave di per se in quanto si trattava di un buco complessivo non superiore ai 600 miliardi di dollari, è stata amplificata dal fatto che le banche hanno smesso di prestarsi soldi l’un l’altra temendo insolvenze. Ciò ha semicongelato il mercato dei capitali.
Terzo.
Dall’estate del
La situazione
ha richiesto interventi di emergenza, fatti in velocità negli ultimi giorni,
per ricapitalizzare le banche. In America è stato scelto un modello indiretto
(legge Paulson). In Europa diretto (gli Stati hanno
comprato azioni). Funzionerà? Molto probabilmente sì. Ma ci vorranno dai tre ai
sei mesi per la stabilizzazione del sistema finanziario. La restrizione del
credito dell’estate